1938-'39: Un
altro figliol prodigo...
Inizio 1 settembre 1938, conclusione 28 maggio 1939.
Svetta nuovamente il Bologna, p. 42, seguito da Torino, Ambrasiana, Genoa,
poi la Roma al quinto posto, p. 31. La Lazio decicima, p. 28.
Squadra titolare: Masetti, Monzeglio, Gadaldi, Serantoni, Bernardini, Donati,
Borsetti, Michelini, Coscia, Bonomi, Alghisi. Allenatore: Guido Ara.
Ritorno a Campo Testaccio fin dalla prima giornata.
Partite vinte 14, pareggiate 3, perdute 13. Gol segnati 39, incassati 35.
Capocannoniere: Michelini con 13 gol.
Oltre al ritorno a Testaccio vi fu quello di Attilio Ferraris, anni 34...
Il «core de Roma» alla Lazio non aveva avuto fortuna. I biancoazzurri
avevano alla testa dirigenti che consideravano la disciplina dote irriducibile
e invece Attilio, invecchiando, amava molto la propria libertà. Era
passato al Bari, ma a fine stagione ('37-'38) aveva riscattato la lista. Fu
Biancone, che ormai della Roma tutto sapeva e tutti conosceva, oltre a possedere
ampia conoscenza del calcio nazionale, a convincere il presidente e l'allenatore
che Attilio avrebbe richiamato pubblico e sarebbe stato ancora utile, malgrado
l'età e il peso di una vita non proprio esemplare. «Il più
bel corpo di atleta mai visto», come sosteneva il popolare massaggiatore
Angelino Carretti, fu felicissimo dell'invito e si inpegnò a fondo
per meritare il posto. Quando a Testaccio fu chiamato a sostituire Monzeglio
indisposto, il pubblico lo salutò con un lungo applauso vibrante. Giocò
12 partite, sei da mediano e sei da terzino, ed ebbe ancora grandi momenti.
Ma se il secondo «figliol prodigo» (il primo era stato Bernardini)
era il più anziano, l'intero blocco difesa-mediana avanzava verso il
tramonto. Il trio di difesa sommava ben 94 anni (Masetti 31 Monzeglio 32 Gadaldi
31) e i due terzini avevano avuto una carriera intensa e logorante. Serantoni
32 più Bernardini 33 più Ferraris 34 facevano quasi cento! Aldo
Donati, detto «carro armato», si difendeva sui 28. Un solo ragazzino,
Fusco, ventiduenne, ma chiuso per classe (non certo per entusiasmo e virtù
agonistica) dai grossi calibri della tradizione. Vero che la Juventus, per
esempio, si avvaleva ancora pienamente di quel fenomeno di salute e vitalità
che fu Luisito Monti, ma l'eccezione non fa regola. Comunque Igino Betti si
fece coraggio e acquistò giovani che promettevano, certo non sognando
di star gettando le basi della squadra da scudetto. Rendiamogli qui il dovuto
omaggio, visto che un pò tutti, parlando dello scudetto rendono omaggio
al petroliere Bazzini, arrivato nel giugno del '41, ignorando le benemerenze
di chi lo precedette.
Arrivarono, insieme a Bonomi dell'Atalanta, Coscia; dell' Alessandria e Di
Pasquale dell'Udinese, entrambi interni, entrambi ventenni. Utile fu pure
Alghisi, altro ragazzo ala sinistra che si trovò poi chiuso da Pantò.
Numerose le cessioni, compreso Amadei. Ma per fortuna lo si mandò soltanto
in prestito, per «scafarsi», all'Atalanta. Fatto saliente negativo:
la Lazio espugnò Testaccio come da anni sognava (15 gennaio '39: 2-0).
Pronta rivincita nel ritorno, a maggio (Roma-Lazio 3-1). Intanto, a proposito,
stava per scoppiare la guerra mondiale e Mussolini aveva preso a sfogliare
la margherita. Si sarebbe giocato l'anno seguente?
Tratto dal libro AS Roma da Testaccio all'Olimpico (libro edito nel 1977)
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